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Recensione di: Gnomeo e Giulietta

09/03/2011 | Recensioni |
Recensione di: Gnomeo e Giulietta

Il grande William Shakespeare riderebbe sicuramente di gusto nel vedere i suoi eroi romantici traslocare da Verona per arrivare nei prati di Londra. Pensavate di aver sentito tutto? Credevate di aver visto Romeo e Giulietta raffigurati in ogni modo possibile ed immaginabile? Vi sbagliavate: dei simpatici gnomi da giardino che pronunciavano la famosa frase “Oh Gnomeo, Gnomeo, perché sei tu Gnomeo?” dubitiamo che l'abbiate mai potuta ascoltare.
La storia è nota, due giovani appartenenti a famiglie rivali, i Montague (sono quelli blu) e i Capulet (quelli vestiti di rosso), si scoprono innamorati e combattono per il loro amore, fino alla fine, cercando di unire le famiglie forzandoli e convincendoli a cambiare le cose. Questa volta, il regista Kelly Asbury stravolge i fatti e gioca con la fantasia, affidandosi al tridimensionale, per la gioia dei proprietari dei cinema e gli appassionati del 3D. Per farlo ha 'sfruttato' l’esperienza della CG per l’animazione, riuscendo a ricreare dei personaggi davvero fuori dal comune, avvincenti e simpatici, che si sfidano a colpi di tosaerba, quantomeno singolari ed originali. Se proprio dobbiamo trovare una pecca allora non possiamo non pensare ai dialetti, incomprensibili, che dovrebbero in realtà appartenere alla nostra penisola. Menzione d'onore però per il fantastico struzzo rosa, svampito e sopra le righe a cui presta la voce il bravissimo Francesco Pannofino.
La produzione esecutiva di Elthon John fa si che il grande artista inglese si impegni anche dal punto di vista della colonna sonora, e così il film racchiude alcune delle canzoni più celebri del suo repertorio, e alcuni pezzi inediti. Per questo progetto Sir Elthon si avvale della partecipazione del suo collaboratore di lunga data, Bernie Taupin, e di alcuni duetti famosi. Abbiamo così la possibilità di ascoltare “Crocodile Rock” cantata con Nelly Furtado, “Don’t Go Breaking My Heart” con Kiki Dee e gli intramontabili successi “Your Song” e “Sorry seems to be the hard is word”, riuscendo ad accompagnare il pubblico durante il film senza mai cadere, neanche in tentazione, nella trasformazione della pellicola in un musical.

Serena Guidoni

 


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